N.56 Guerre come guerre

GUERRE COME GUERRE

Gli atteggiamenti sono verità relazionali
come gli attacchi e le difese
di un senso di potere teso alla conquista 
di chi consideriamo di volta in volta
amico o nemico
in base a quanto lo crediamo a favore o contro. 
Uniche armi di distruzione di massa
dei pensieri come visioni,
oltre al senso di colpa,
sono le preclusioni e le presunzioni.
Le prime per limitarci,
le seconde per limitare gli altri.
Usiamo cioè l’altro 
come compagno circostanziale 
per vincere battaglie individuali 
per poi aggredirlo o da lui difendersi
ridefinendolo nemico,
pronti a rinnegare ogni gesto 
per una nostra nuova affermazione.
Proprio come le guerre tra i popoli, 
una vera trasfigurazione naturale collettiva
dell’indole umana individuale. 
Cristo lo insegna creando l’illusione
di una speranza irrisolvibile
senza però spiegare che non ci sono 
né vincitori né vinti 
ma solo la rovina del campo di battaglia,
cioè noi stessi, dove poi,
devastati dagli atteggiamenti altrui,
ci si illude ogni volta di poter ricostruire tutto.
E così, come nei conflitti restano macerie, 
nel rapporto individuale
le rovine sono i silenzi, 
dove poi si attende la nuova illusione
di poter ricostruire le parole.
In fin dei conti meritiamo quel che abbiamo
perché siamo quel che siamo:
ognuno una propria motivazione.
Siamo gli unici artefici assoluti 
di ogni nostra singola realtà 
che pretende una stabilità costante 
resa inutile invece
dal proprio grado di incapacità.
Questo senza mai evolverci
se non esteriormente, 
proprio come i popoli.
La soluzione è l’azione comune di sogni,
privi quindi di reali condivisioni, 
che tendano ad abbattere
il muro del dubbio e della negatività 
in virtù del coraggio 
di vere scelte libere,
nella lealtà del rispetto,
prive di alcun confine,
mosse da reciprocità naturali
che non dovrebbero avere spiegazione
ma che
l’osceno principio egocentrico dell’amore,
l’appagamento,
riduce a ricerca continua
di un perché
quando basterebbe
rinunciare a varcare 
la soglia intellettuale della innocenza 
senza però privarci
di una conoscenza
che dia giusto equilibrio
alla responsabilità
per dare senso ai sensi
di questa nostra esistenza
di contemporaneità.  

PATRIZIO RANIERI CIU © FABBRICAWOJTYLA 2024

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