N.08 L’uomo dell’ospedale

N.08 L’uomo dell’ospedale

L’UOMO DELL’OSPEDALE
(a Carlo Molino)

Nel camice bianco 

curi una violenza 

che non ha estremi.

Curi la carne 

e involontariamente 

agiti la mente di chi soffre. 

Lui, 

stremato dal dolore 

tu,

stremato dall’assurdità 

che ti trapassa gli occhi 

nell’azione ricorrente:

provare a salvare la gente.

Di fronte 

occhi impietriti, 

occhi silenziosi che gridano muti 

il perché,

 come un soldato colpito a morte 

dalla antica baionetta,

come un bambino ferito 

dalla stupida scheggia 

e come questo vecchio 

che ora hai là davanti, 

dolente nel terrore,

senza respiro,

contratto nel rantolo 

dalla scaltra molecola mortale. 

Quante volte quante 

il gesto è verso te 

come tu fossi… luce. 

Quante volte quante 

il grido soffocato 

urla verso te 

come se tu…fossi Dio. 

Quante volte quante 

 vieni maledetto 

perché unica forma vivente 

accanto al derelitto

che anela vita o chiede pace.

Tu salvi gente,

e non conta cosa pensa 

e non sai che cosa dice

il moribondo in quell’istante. 

Nulla c’è nella solitudine 

a ognuno  resa comune 

dall’orrido male. 

Mai come mai 

sono i tuoi occhi,

unici ad incrociare 

lo sguardo vuoto della Morte

che solo a volte, 

con un beffardo inchino  al tuo operare, 

si volta 

e lascia stare la preda

che a te si tiene stretta.

Così l’umano spirito 

s’abbandona in te…

perché sei l’altro uomo

che libera dal male: 

l’uomo… dell’Ospedale.  

PATRIZIO RANIERI CIU © MONODIALOGHI II 2020 

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