N.06 Compito a casa

N.06 Compito a casa

COMPITO A CASA

Sorrisi. Bello il ciao di tutti.

Siamo di già nel mondo nuovo. Cupo, sì, ma… altro territorio! Spazio solo ristretto al pensiero. Senza più azione. Nella notte l’illusione di un pieno movimento c’è… è un vento che chiamano grecale. Non lo senti in faccia. Senti il suono. Ecco, l’azione ora è suono. il suono del vento. Scomparsa anche la musica. Quella che dicono si senta, non lo è affatto. La musica, quella vera, avvicina a Dio. In questo nuovo tempo Dio… non c’è. Non che sia morto, come è stato. Non é come ricordare chi ci ha lasciato al quale ci si aggrappa perché il ricordo da un senso di appartenenza, di sicurezza. No, in questo nuovo tempo, Dio non è. Così neanche la musica perché le manca l’interlocutore di riferimento. Per questo il suono lo fa il vento.

Noi siamo rimasti soli, nelle nostre differenze. Le abbiamo create tutte noi. Carne da macello e privilegi. Distinzioni generazionali. Nuovi schiavi.  I parametri morali?! Il numero e l’algoritmo, dove chi sia il padre e chi sia il figlio non si sa. Debito pubblico, speculazioni, profitti e recessioni..?. E che problema c’è!? Vendiamo la Pietà, quella vera, quella fatta a mano, quella che sta in Vaticano. Quell’altra, quella della umanità, ha poco valore… non ha paternità. Si muovono i sondaggi, si agisce in percentuale. Anche nel virus si fa di conto con la sopravvivenza: il 10% muore. Quindi se fossero tutti e 60 i milioni di contagi 6 milioni è il calcolo dei morti. Beh, non è poi così grave. 54 milioni tornerebbero a sognare. 

Selezione… naturale…  forse… ma noi abbiamo fatto molto bene tutta la nostra parte.

Intanto io ci sto in mezzo, sono a rischio percentuale. Beh, Poco male. Agisco col pensiero, allora… e scrivodei fatti una versione. Ecco forse perché chiedo attenzione. Perché poi tocca a voi il commento…è  per colmare la distanza tra affermazione e divulgazione. E’ l’espressione che conduce alla riflessione. Spetta magari ad una nuova generazione. Perché quella sarà il mezzo. Appunto, agire col pensiero. Ci sarà tempo di nuovo per l’azione.  

Ora ci sono solo quelli costretti ad agire per forza. Alcuni ripetono gesti, come all’alba il camion dei rifiuti, la pattuglia e chi fa il pane. Altri operano convinti di sapere nelle stanze del potere. Altri ancora agiscono al buio. Scavano nell’esperienza e nella tecnologia. Mentre il terrore corre quotidiano tra le labbra e gli occhi nel contatto con le dita. Se non fosse Morte sarebbe una magia. 

Un tempo con la sega si amputavano arti in battaglia. Adesso si agitano i tamponi per amputare strade senza scelte di una corsa frenetica adesso bruscamente è ferma, interrotta da due sole domande: dov’è che andiamo? E soprattutto, ma perché?  

Così scopriamo che il fiume di parole che digitiamo compulsivi sul rettangolo luminoso di plastiche, metalli e microchip non salva più nessuno. Tiene viva solo una speranza che, come Dio, ora non c’è, e dove persiste, esiste invano.

Il dubbio certo è quello che sarà. Esiste la versione di chi forse lo sa per una strana combinazione tra vissuto, senno, emozione, logica follia e deduzione. Costruzione senza regole, quasi un ossimoro: si chiama ponderata  intuizione.

Dunque chi legge ha responsabilità: deve un commento. Deve spiegare cioè… perché capire come é stato… é dire quel che é. Per proseguire. 

Ma il mondo che sarà non é più il mondo che vorrei.

Ecco la differenza. La volontà piega il capo davanti alla necessità. Tanto l’uomo non cambia. Sempre gli stessi vizi, immutati nel tempo. Paure e Potere creano sempre sudditi e re, frutti dell’ambizione. E poi un nuovo dio, frutto dell’umiltà. 

Una canzone incita alla unione ma non ha risposta perché non c’é unità. 

E nelle mani, dei fatti ti resta una versione…questa di Lolek. 

Guarda che non son io. Io sono già andato oltre. Magari aspetto là. 

PATRIZIO RANIERI CIU © FABBRICAWOJTYLA 2020

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