N.19 Memorie per giovani: pensieri d’artista sull’arte e sul mondo

N.19 Memorie per giovani: pensieri d’artista sull’arte e sul mondo

MEMORIE PER I GIOVANI: PENSIERI D’ARTISTA SUUL’ARTE E SUL MONDO

Matematica pensante  

Io sono un artista nel senso che sono pensiero ed azione creativa.    

Ho pensato: sottrarre un numero negativo equivale a sommare un numero positivo: 2-(-3)=5. L’incremento della negatività è quindi valore crescente: -2-(-3)=1. Devo dirlo a qualcuno!… Ho pensato… ma ci ho rinunciato. Io non sono capito. Ogni volta che devo confrontarmi nel reale, pur convinto di quel che dico, è evidente che lo dico, appunto, male.

Dunque capisco di dover rinunciare definitivamente alla comunicazione, in particolare a quella digitale o a quella verbale diretta, che da alimento vitale di relazione è diventata passaggio veloce e motivo di disinteresse se non, nei casi rari di approfondimento, dubbio costante e mai gioia. Sto persino considerando quanto l’unica esigenza che certifichi un fine puramente artistico non sia la comunicazione  – “dare” cioè ad altri – ma solo la risoluzione del se stesso.

Resta cioè appena un linguaggio interiore a conferma della inutilità per altri del valore creativo di un intento, di un testo, di una musica, di un segno. 

Sono espressioni esistenziali che, di fronte alla rinuncia di una amorevole e quindi effettiva cura di una loro ipotetica funzione o di fronte alla loro evidente incapacità di generare entusiasmi capaci di prevalicare – cosa questa che un tempo invece accadeva! – ogni contesto, diventa ora pesO da trasporto, quantità ingombrante che è bene soltanto distruggere anticipando la perdita di sé.

L’oggettività allora è il risultato dello spirito critico della soggettività, certo degli altri ma soprattutto della propria. Ci sono poi le dovute eccezioni: gli spiriti liberi e quelli di principio. Entrambi devono fare bagni di individualità per garantirsi la comprensione dei fatti. 

Mio padre, che sto recuperando come sensazione, era un pilota d’aviazione negli anni ‘40 e mi diceva che in volo spegneva a volte i motori per imparare a planare. Nel farlo, è vero, è molto alto il rischio di precipitare ma il rischio di spegnere i propri motori, soprattutto nella vita, è una sensazione che, per capirla, bisognerebbe comunque provare. Sto divagando forse ma all’artista bisognoso viene perdonato.  Allora vengo finalmente al dunque. 

La crisi del settore “cultura” è crisi di una economia nata addosso e dentro la cultura ma non dei valori che dovrebbero tendere alla sua riaffermazione. Stiamo facendo l’errore di chi non comprende la lezione e continua imperterrito ad andare verso il baratro. Ci è stato detto: fermatevi. Ed il mondo si è fermato. Abbiamo spento i motori. Un intero mondo ha risposto con un inaspettato comportamento esemplare forse perché era già una esigenza di tutti. Abbiamo di fatto fermato una corsa frenetica senza più motivazioni reali, una corsa come quelle dettate dal panico che ti portano a correre vedendo gli altri correre via. Sì, abbiamo spento i motori ma non abbiamo provato a planare.  

Perché mai ora si stimola una ripartenza finalizzata al puro interesse economico,senza una profonda applicazione da parte degli intellettuali – e magari dei pochi artisti rimasti – a scrivere proponendo nuove ipotesi di regole che affermino valori e principi di un’etica che in assoluto sono nel cuore di tutti e che tutti accetterebbero come indicatori di una nuovo modo di esistere?

Un esempio? La affermazione che “La Cultura di un Uomo è la sola garanzia per una Donna” è un principio da porre alla base di nuove leggi contro quella violenza alla donna che dovrebbe subire una definitiva inversione di tendenza: che la donna prenda coscienza dei suoi diritti e quindi denunci è un bene indiscusso ma la soluzione radicale è soprattutto che l’uomo prenda coscienza dei suoi abusi e muti la negatività della sua natura, che prenda coscienza di una sua storica responsabilità. Così si genera cultura.

Ma qui c’è in ballo il Pil, Il Mes e non so quanti altri acronimi si sono inventati. Ma davvero non ci rendiamo conto che basterebbe porre un universale limite minimo e limite massimo a tutto, al denaro, al potere, all’ambizione, all’aspirazione e persino all’altruismo della Caritas e di Save the Children per ridimensionare le attese e promuovere le intese? 

Peccato. Una grande occasione perduta. Bastava sognare. Viva gli scettici, allora. Sono loro che guidano il mondo. Sono loro ad aprire e a chiudere il lockdown. Secondo necessità.

Il timore è che, se esiste un creatore, questo sia stato l’ultimo suo messaggio per indurci a capire oppure, se non esiste altro che il caos, questa è stata l’ultima circostanza per l’autodeterminazione dell’umanità. Il rammarico è che quei pochi artisti che ci sono rimasti, quelli del pensiero e della azione creativa che sono lo spirito del mondo, per assuefazione, hanno rinunciato a dirsi e a darsi.    

L’essere umano ha generato il principio del profitto che è la sintesi perfetta dei suoi vizi. Il profitto domina la vita e ne sfrutta tutte le condizioni e le circostanze a suo proprio ed unico beneficio.

Per questo ci fa rabbia morire. 

Non perché poi non possiamo più vivere ma perchè non possiamo più approfittarne. 

PATRIZIO RANIERI CIU © FABBRICAWOJTYLA 2020 

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