N.41 Il Bilancio

IL BILANCIO

Nessuno deve sentirsi

una gabbia per gli altri

come

nessuno può muoversi

nella gabbia degli altri

Ogni volta che siamo alla soglia di un cambiamento ci sono tante incognite, ancora tanti condizionamenti personali e limiti generalizzati, ma sono state acquisite tante consistenze, tante opportunità e tante esperienze intensamente, ci si augura, vissute.
Gli esseri umani convivono. Un po’ meno le loro volontà ed ancor meno i loro pensieri.
Perché saper vivere è una strategia intellettuale. Una strategia reale di sole tolleranze.
Tolleranze di convivenza intellettuale, quindi, che però presuppongono la coscienza delle diversità delle visioni, diversità dovute perlopiù ai diversi gradi di conoscenza dei diversi componenti di una collettività.
È questa carenza, la carenza di questa coscienza di diverse visioni che edifica gabbie esistenziali le quali conducono purtroppo alla identificazione tra l’essere umano ed il contesto che lo circonda e che ogni essere umano contribuisce ad alimentare con il proprio ego.
Di qui la opportunità di dover scavalcare la diffidenza tra “essere ed avere”. Cosa difficile, certo, ma superabile sulla base di un SOLITARIO dal logico principio: 

Nessuno 

potrà mai avere tutto

mentre ognuno 

può essere tutto

Questa visione libera vere e grandi energie ma che spesso vengono ad essere sterilmente bruciate a causa di un mancato senso della misura. Senso della misura che ha un parametro essenziale nell’umiltà, la sola componente che garantisce una integrità individuale e contemporaneamente una unità di capacità partecipativa. Umiltà che non è il farsi da parte e attendere ma si manifesta invece che con l’inazione, il dubbio e la prevaricazione con la azione, la risposta partecipata ed il sostegno responsabile alle posizioni prese con la garanzia dalla comprensione.
Comprensione che, per raggiungerla, comporta sacrifici intellettuali assolutamente determinanti come il reale rispetto per tutte le forze messe in campo, specie le forze delle idee.  

Il rispetto è spesso conseguenza di comportamenti la cui carenza ne determina la mancanza.
Quindi non basta pensare a quanto viene fatto e valutare se è fatto con rispetto pieno verso persone, cose e idee ma soprattutto occorre evidenziare, con un intento consapevole, a sé stessi quanto non è stato fatto, trascurato o realmente affrontato. 
Non siamo i bambini al Luna Park delle idee, pronti a salire sugli aereoplanini delle iniziative o sulle montagne russe dei ragionamenti solo per farci un giro, cosa che diventa puro divertimento assoluto e null’altro, ma esseri umani che stanno per iniziare il sogno delle scelte, quelle che grazie alle idee con le quali si è saliti su una emozione, portano alla maturazione della personalità ed alla percezione costante della vita realmente vissuta. 
Come quei bambini che salendo sugli aereoplanini del Luna Park poi sono diventati piloti ed astronauti, alcuni dei quali non hanno fatto ritorno ma hanno rese eterne le loro scelte.       
Così si diventa attori, attori autentici ognuno della propria tragedia, tragedia che è la vita di tutti.   

Ad un bilancio di maturazione di qualsiasi stadio di impegno credo emerga sempre un’esigenza di valutazione, prima che per le cose fatte e quelle che si intendono fare, del rispetto per le idee che ne sono origine e motivazione. 

E questo, alle soglie di un cambiamento, è quanto deve giungere a maturazione sempre e quanto prima.

PATRIZIO RANIERI CIU © FABBRICAWOJTYLA 2022

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