N.23 Una piccola pagina di storia

N.23 Una piccola pagina di storia

UNA PICCOLA PAGINA DI STORIA

E’ il 1972. Esce questo disco. Sono gli Elephant’s memory. Un nome che è tutto un programma. Di fatto è la band di Lennon – Ono. Un doppio LP di pura denuncia. Io ho vent’anni e un miliardo di domande. Quel disco mi da mille risposte.

Una canzone in particolare mi dice: La donna è il negro del mondo. Pensaci, fai qualcosa al riguardo. Le facciamo dipingere il viso e ballare. Se non sarà schiava, diciamo che non ci ama. Se è reale, diciamo che sta cercando di essere un uomo. Quando è giovane uccidiamo la sua volontà di essere libera, quando è vecchia la abbandoniamo. Pensaci, fai qualcosa a riguardo.

L’effetto è devastante! Da maschio, mi sento in colpa. Umiliato da uomo dal comportamento degli  uomini tutti, sin dall’età della pietra. Grazie a quella canzone ho la diretta coscienza della atavica responsabilità di sopraffazione dell’uomo sulla donna.

Così allora nacque il pensiero del Re di niente, il primo monologo in assoluto per il teatro come confessione diretta di un uomo che si specchia nel suo orrido percorso da carnefice. Così nascerà, omaggio alla canzone universale di Lennon,“Tu immagina”, l’ultimo testo per il teatro che accompagna ONEMORE, la campagna di sensibilizzazione sulla fondamentalità della cultura dell’uomo come garanzia per una donna. Cultura, come scriverà su D di Repubblica Galimberti in un suo favoloso commento di replica alla nostra iniziativa, cioè “quell’azione culturale intesa come quell’ampliamento della coscienza a cui gli uomini, più delle donne, resistono”. Concetto sublime. 

John Lennon era un artista non codificato. Così Galimberti e, scusate la impudenza, anch’io.  Esponenti di quella musica, di quella scrittura, di quel teatro come il nostro, e di ogni arte di vera cultura, non quella che abbiamo “categorizzato” persino in intrattenimento, ma quella più pura espressione libera e sentimentale dell’animo umano capace di essere motivo di riflessione profonda di mutazione di prospettiva.  

Guai farne a meno! Questo serve al mondo, una continua evoluzione non degli smartphone ma del cervello, della sua capacità di interazione tra sentimento e ragione.

Questo va tutelato e garantito e non c’è contagio che tenga. Non è una discoteca, un campo di calcio o una pista di sci. La cultura, quella vera, è il respiro costante dell’umanità.   

Violenza sulla donna. Chiedere scusa non basta. Bisogna pensare a pensare e a far pensare:

Allora oggi mi viene anche da pensare che se la donna è il negro del mondo, la donna negra è la negra dell’uomo negro, nel mondo. Allora il mio abbraccio va a Josephine, Fullfilment, Happjness, Joy, Amanda, Sonia e le altre ragazze venute dall’Africa che hanno ballato, cantato, recitato con me e fatto parte della Compagnia della città, che combatte battaglie giganti, così spesso da sola. Un abbraccio che da loro si estende alle loro madri.

Ciao mamma. 

PATRIZIO RANIERI CIU © FABBRICAWOJTYLA 2020 

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